Progetto:
Opere di Girolamo Troppa nella chiesa del Santissimo Salvatore di Rocchette (Torri in Sabina – Rieti)
Restauro e valorizzazione di n. 6 dipinti su tela di grande formato e n. 2 dipinti murali.

CUP: F39D22000110001

 

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  1. Madonna del Rosario con i Santi Domenico, Rosa da Lima e Caterina da Siena

Olio su tela, cm. 350 x 200, anno 1692
Iscrizione EQUES HIERONYMUS TROPPA F. A. 1692

La tela, collocata nella seconda cappella a cornu Evangelii, ripropone lo schema convenzionale della consegna della corona del rosario da parte della Madonna in maestà ai Santi dell’Ordine dei Predicatori raffigurati con i loro emblemi parlanti, alle spalle dei quali nel registro inferiore si apre un luminoso scorcio di paesaggio in cui si riconoscono le dolci colline della Sabina. L’arco trionfale che impagina la scena è guarnito da un festone di rose. La serie dei Misteri è inscritta in raffinate cornici mistilinee.

  1. Glorificazione di Gesù Cristo Salvatore

Olio su tela, cm. 350 x 220 primo decennio sec. XVIII

La tela dell’altare maggiore richiama l’intitolazione della chiesa parrocchiale di Rocchette, paese natale dell’artista, al Santissimo Salvatore raffigurato in gloria, accolto in cielo da un volo d’angeli che portano la croce, segno del riscatto dell’umanità. Dio padre benedice dall’alto il ritorno del Figlio, su cui si libra la corona dello Spirito Santo.

Il gruppo di angeli musicanti evoca per i fedeli l’armonia celeste.

  1. Riposo durante la fuga in Egitto

Olio su tela, cm. 180 x 220 ultimo decennio XVII secolo
Terza cappella a cornu Epistulæ
Iscrizione in basso: EQ. HIE. TROPPA FECIT

Entro un ovato in stucco sorretto da angeli, con palme e motivi floreali, la scena è narrata aderendo fedelmente alla tradizione dei Vangeli. L’angelo indica a Maria la strada alla volta dell’Egitto, mentre Giuseppe riposa all’ombra di un sicomoro, tenendo tra le braccia il Bambino Gesù.

  1. Visione di Sant’Antonio da Padova

Olio su tela, cm. 350 x 220, primo decennio sec. XVIII
Secondo altare a cornu Epistulæ

Sant’Antonio di Padova, vestito del saio dei Conventuali, è inginocchiato in preghiera davanti all’altare su cui si libra in un volo d’angeli il Bambino Gesù. Ai lati dell’altare, due angioletti portano il giglio, emblema della castità del Santo, e il Libro sapienziale.

  1. Madonna con Bambino, Santi Filippo Neri e Ignazio da Loyola (o Gaetano da Thiene)

Olio su tela, cm. 350 x 200, 1701
Primo altare a cornu Epistulæ
Iscrizione sul gradino dell’altare: EQ. HIERONIMU (…) TROPPA FEC. A 1701

La tela replica la convenzionale composizione della Sacra Conversazione. La Madonna si mostra dall’alto dei cieli accompagnata da un volo d’angeli ed offre il Bambino Gesù alla contemplazione di San Filippo Neri e Sant’Ignazio da Loyola. Nella sagoma di quest’ultimo alcuni studiosi ravvisano San Gaetano da Thiene, patrono della vicina città di Poggio Mirteto.

  1. Crocifissione tra dolenti

Olio su tela, cm. 350 x 200, ultimo quarto sec. XVII
Primo altare a cornu Evangelii

Sullo sfondo di un cielo livido, si staglia la croce da cui pende ormai inerte il corpo di Gesù Cristo, affiancata dalle figure desolate della Madonna e di San Giovanni. La Maddalena è inginocchiata ai piedi del patibolo mentre abbraccia dolente la croce.

  1. Martirio di san Sebastiano (parete sx) e san Lorenzo (parete dx)

Tempera su intonaco, cm. 200 x 85, primo decennio sec. XVIII

Di fatto rappresentano un dittico unico anche se divisi in due nicchie frontali; la figura di San Sebastiano è dipinta sulla parete destra, quella di San Lorenzo sulla parete sinistra. Entrambi i martiri sono raffigurati nell’atto di subire il martirio secondo le modalità delle rispettive passiones, il corpo seminudo robusto e possente, lo sguardo fermo rivolto al cielo, da cui giungono in volo gli angeli che portano la palma del martirio, promessa della gloria eterna.

  1. Madonna con Bambino e San Gandolfo

Dipinto murale di ambito umbro, cm. 120 x 200, metà sec. XV

Il dipinto devozionale raffigura la Madonna che mostra il Bambino Gesù al Santo martire Gandolfo da Varennes, associato a San Sebastiano (oggi celato) come protettore in tempo di epidemie.

Pur essendo conservato solo parzialmente, il dipinto documenta il primitivo assetto della chiesa, ricostruita su richiesta del Visitatore Generale della Sabina monsignor Ulisse Rossi alla fine del XVII secolo dall’architetto Michele Chiesa, attivo all’epoca a Rieti ed in Sabina.